Chi sono

H o sempre avuto la passione dei libri. Credo che la passione per qualcosa sia una certa qualità del carattere che renda capaci di apprezzarne il mistero.

Io non penso che un libro sia un mezzo di espressione o informazione. Un libro è un semplice oggetto fisico che contiene segni morti. Occorre un buon lettore per riportarli in vita. Questa magia delle parole che ritornano in vita, fin da ragazzo mi procurava un grande piacere.

Ma non era tutto. C’era un altro aspetto dei libri che mi affascinava molto: i titoli.

Nel grande mare della scrittura ogni titolo era un ritaglio d’acqua che reclamava il suo posto in un ordine impossibile di cui la mia libreria non era che una parte piccola ma altrettanto impossibile, perché una materia che somiglia tanto all’infinito resta sconfinata in ogni frammento. Per aiutarmi mi servivo degli autori, i generi, le materie, le nazionalità e poi ancora delle date, gli editori, i luoghi di stampa, le collane, i traduttori ma c’era sempre qualche titolo che faceva resistenza a qualunque tentativo d’ordine.

Eppure, nel complesso, la mia era una libreria fatta bene.

È stato forse questo innato istinto del bibliotecario a farmi lasciare gli studi universitari per dedicarmi finalmente ai libri.

Nel 1989 ho iniziato a collaborare con l’Agenzia Einaudi Rateale di Foligno. Il titolare era Marcello Cingolani, che ora è diventato anche editore (vi consiglio di dare uno sguardo al suo catalogo www.ilformichiere.it). Da lui ho imparato che i libri, oltre ad essere di tutto, potevano essere anche un mestiere.

Così sono diventato libraio. Ho imparato a fare in modo che ogni libro avesse il proprio posto non solo sullo scaffale più adatto ma anche nelle mani dei lettori migliori o più esigenti.

In seguito ho lavorato in altre librerie. La Libreria Carnevali di Foligno era l’unica della città ma questo non la rendeva di certo la peggiore. Era una bella libreria grande e seria, fatta di corridoi pieni di libri che non portavano direttamente alla cassa, ma ad altri corridoi pieni di libri. Come se l’ambiente non fosse già abbastanza profondo, c’era sempre la musica classica in diffusione perché la musica classica, si sa, non ha le parole e somiglia così tanto al silenzio che a volte lo supera. Dopo qualche anno mi sono trasferito a Roma e sono andato a lavorare da Bibli, a Trastevere, il più grande quartiere di gente variopinta del paese. Da Bibli passava di tutto: passanti, turisti, intellettuali modesti e modesti intellettuali, gente di tutti i tipi, Claudio, divi del cinema, bambini accompagnati dai genitori, viceversa, pianisti a mezza coda e pure cantanti, artisti a tutto tondo, Presidenti della Repubblica e gente appena appena per bene, ignoranti che davano dell’ignorante, americani dallo sguardo duro e le guance mosce, spagnoli colorati, francesi a tinta unita oppure italiani, grandi pensatori di banalità, uomini d’affari, le solite personalità oppure gente talmente comune come non se n’era mai vista. Da Bibli gli autori presentavano i libri, i lettori bevevano the e mangiavano torte in caffetteria dove le ragazze di Bibli facevano le cameriere, le art directors e le belle donne, affascinavano i clienti fino a notte fonda e, a volte, trovavano marito.

Bibli ha chiuso e, con lei, quasi tutte le librerie su strada.

Tuttavia, un mestiere non si perde e, anche quando il suo corso si interrompe, può disperdersi in mille rivoli ma nessuna goccia manca alla sua acqua. Così ho continuato a fare il libraio.

Non si può scegliere il tempo in cui abitare ma, da che ci si trova, credo che si debba tentare di essere cittadini del proprio tempo piuttosto che domiciliati altrove. Così ho rinunciato a malincuore all’incanto romantico della libreria tradizionale e sono sceso a patteggiare con i tempi.

Oggi gestisco una libreria on line. La libreria non ha mura, però ha il mio nome. Acquisto intere librerie private, catalogo i volumi e li metto in vendita.

In una libreria on line la buona riuscita delle vendite dipende molto dai numeri, dalle stelle e dal puro caso. L’irregolarità del caso di solito genera incertezza tanto che, a volte, sono stato quasi tentato di sentire non solo che il mio mestiere rischia di diventare inutile ma che, forse, lo è già.

Per fortuna ci sono ancora i libri ad insegnarmi cosa fare di loro e a ricordarmi che, finchè esisterà almeno un titolo, in qualche modo io ne avrò ancora abbastanza per fare il mio mestiere che è quello di trovare per ciascun libro un ordine, un posto e un compratore.

Ogni ordine esercita sempre un influsso stabilizzante su chi lo organizza. Per questo penso che il mestiere di libraio sia la parte più sana di me perché io so con assoluta certezza che, anche se le irregolarità e l’incertezza dovessero aumentare, la mia libreria sarebbe comunque una libreria fatta bene.